La sfida culturale per uno sport pulito

Il 25 e 26 settembre a Parigi si terrà la VI Conferenza degli Stati membri della Convenzione internazionale contro il doping nello sport. Un appuntamento centrale nel progetto dell’Unesco, che naturalmente vedrà l’Italia tra le nazioni invitate a partecipare. In rappresentanza del nostro Ministero della Salute ci sarà il professor Pino Capua che, dopo essere stato presidente della Commissione Antidoping della Figc, oggi – e tra i vari impegni – ricopre la stessa carica per la Commissione di vigilanza e controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive, recentemente attivata proprio dal ministero. «Parigi sarà l’occasione perché gli Stati membri possano concretizzare gli sforzi compiuti finora e apprezzare ciò che di positivo è stato fatto nella lotta al doping – commenta il professor Capua – Noi siamo orgogliosi di essere stati invitati, e questo conferma la bontà del nostro lavoro». L’Italia ha infatti sempre avuto un ruolo da protagonista in questa sfida, come ricorda anche Capua: «Con la Commissione federale antidoping fummo i primi al mondo a istituire controlli attraverso prelievi di sangue. Oggi la Nado Italia (l’Organizzazione nazionale antidoping, ndr) governa in modo eccellente i controlli antidoping e il Ministero della Salute si occupa degli ambiti non professionistici. In questo senso, bisogna sottolineare il forte impegno del presidente Malagò, che ha portato a dei risultati importanti».

BINARIO PARALLELO

La lotta al doping si muove lungo due binari paralleli, che si avvalgono di benefici che derivano dal progresso: «Insieme al corretto svolgimento delle competizioni, la tutela della salute in ambito sportivo è l’altro principali obiettivi di chi opera in questo mondo, sia in modo manageriale sia con competenze sanitarie – conferma il professor Capua – La tecnologia avanza e offre maggiori strumenti per raggiungere questi obiettivi. Oggi, anche il legislatore si sta occupando della sicurezza degli atleti e dovrebbe essere a breve definita la legge sull’uso dei defibrillatori in ogni ambito sportivo».

PER L’ATLETA

Tornando alle scelte fatte in Italia per combattere la medicalizzazione degli atleti, da questa stagione si è puntato addirittura su un cambio regolamentare nel calcio, come spiega il professore: «L’atleta contemporaneo è sottoposto a impegni sempre più intensificati. Volontariamente o sotto il consiglio del medico di squadra, a volte ricorre all’uso di farmaci anche per questo motivo. Così in serie C e D si è scelto di portare a cinque il numero delle sostituzioni: è un ottimo meccanismo tecnico che permette agli allenatori e ai medici di misurare e salvaguardare le energie degli atleti».

IN SICUREZZA

Tra le mosse antidoping, c’è sicuramente un lavoro culturale “di base”, che parte quindi dai giovani. Il calcio, come disciplina di punta in Italia, svolge spesso un ruolo di apripista: «Il presidente Tavecchio ha predisposto un programma di implementazione dei centri federali della Figc – illustra Capua – è un ottimo meccanismo per invogliare i giovani a praticare il calcio sapendo che l’attività sportiva è protetta da una struttura medica che pensa alla loro salute. Proprio in ambito Figc, esiste una commissione federale, della quale mi onoro di far parte, che tra i suoi tanti obiettivi ha il compito di tutelare la salute dei suoi tesserati, a cominciare proprio dai più giovani».

HUB SPORTIVI

Dal calcio a qualsiasi altra disciplina, l’avviamento all’attività fisica e la rivoluzione culturale nella lotta al doping necessitano di strutture adatte e all’avanguardia: «Il mio pensiero è affine a quello del presidente Malagò – conclude il professor Capua – e vivo un rammarico simile al suo: credo che il semaforo rosso alla cand i d a – tura di Roma per le Olimpiadi ci abbia tolto la possibilità di ristrutturare degli impianti che sarebbero stati fondamentali sia per il loro utilizzo sia perché avrebbero potuto ospitare strutture sanitarie all’avanguardia. Queste sarebbero poi diventate punti di riferimento per la medicina sportiva e di eccellenza per il mondo dei giovani. E in generale per tutta la città di Roma».

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