La Wada non riabilita l’antidoping della Russia: a rischio i Giochi invernali 2018

La Wada – l’agenzia antidoping internazionale – ha gelato (di nuovo) la Russia. La Rusada, ovvero l’agenzia antidoping russa, non è stata infatti “riabilitata” perché ancora «non conforme» al codice della stessa Wada. Mosca, che pure si è detta non sorpresa per questa decisione, l’ha definita «ingiusta» e viziata da ragioni «politiche».

Il direttore generale della Rusada, Yuri Ganus, ha precisato di aver soddisfatto tutti i passaggi richiesti «tranne due». Ovvero l’accettazione che da parte della Russia vi è stato un programma di «doping di Stato» e la consegna dei campioni incriminati sequestrati dal Comitato Investigativo russo alla Wada. Due punti definiti di natura «tecnica» – eufemismo – che non ricadono nelle prerogative dell’agenzia. Insomma, affari dei piani alti. E affari dei piani alti sono realmente. Perché in Russia c’è un mondiale di calcio alle porte. Che fare? Il presidente della Wada, Craig Reedie, ha suggerito da Seul l’ipotesi di test «svolti all’estero», anche se poi ha precisato di dover ancora discutere della questione con la Fifa. L’altro punto spinoso è il destino degli atleti russi alle prossime olimpiadi invernali, previste a Pyeongchang, in Corea del Sud, nel 2018. Il vice primo ministro russo – con delega allo Sport – Vitaly Mutko ha subito messo le mani avanti: «Questa decisione – ha detto – non ha alcun impatto sulla partecipazione della squadra nazionale poiché questo rientra nell’autorità del Comitato Olimpico Internazionale e il Cio sta conducendo le proprie indagini».

Sempre Reedie ha fatto sapere che la Wada ha ricevuto un’offerta di «cooperazione» dal Comitato Investigativo russo e questa potrebbe essere una «soluzione» per uno dei punti spinosi di cui sopra. Certo, resta il problema del mea culpa sul doping. Qui, però, più che ai piani alti si punta direttamente all’attico poiché nella Russia di Vladimir Putin è fantasia supporre che lo zar fosse all’oscuro di tutto se davvero era stato varato un programma sistematico di doping (su vastissima scala). Per l’attuale ministro dello Sport, Pavel Kolobkov, il «dialogo continua». Dove porterà, però, è tutto da capire.